- Giocatori patologici per azione: sono persone che hanno perso il loro controllo sulla loro attività di gioco d’azzardo. Quest’ultima per loro, è la cosa più importante nella vita, poiché li mantiene in azione e quindi “vivi”. Le relazioni ed attività familiari, sociali e lavorative vengono influenzate negativamente dall’attività di gioco.
- Giocatori patologici per fuga: sono giocatori che trovano nell’attività di gioco sollievo da sensazioni di ansia, solitudine, rabbia o depressione. Usano il gioco d’azzardo per sfuggire da crisi o da difficoltà. In questo caso, il gioco ha un effetto “analgesico” e non una risposta euforica.
- Giocatori sociali costanti: per queste persone il gioco d’azzardo è la forma principale di relax e di divertimento, ma è in secondo piano rispetto alla famiglia e al lavoro.
- Giocatori sociali adeguati: queste persone giocano per passatempo, per socializzare e per divertimento. A questa categoria appartiene la maggioranza della popolazione adulta.
- Giocatori antisociali: coloro che si servono del gioco al fine di ottenere guadagni illegali.
- Giocatori professionisti: sono persone che giocano d’azzardo per professione e, considerandolo una professione si mantengono attraverso di esso.
Alle categorie dei giocatori patologici per azione e per fuga, appartengono le persone bisognose di aiuto psicologico e psichiatrico, chiamate anche vittime del gioco. Il loro è un mondo colmo di sofferenza, di bugie, debiti e disperazione. La scienza ufficiale ha riconosciuto il gioco d’azzardo patologico come disturbo mentale nel 1980. Il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, edito dall’American Psychiatric Association, ha incluso nella terza edizione dello stesso, il gioco d’azzardo patologico, definendolo come un impulso irresistibile e incontrollabile, che poteva progredire in intensità ed urgenza, consumando sempre più risorse di tempo, di energia di pensiero e di emozioni. I criteri diagnostici furono modellati su quelli delle tossicodipendenze ed includevano i concetti di tolleranza e astinenza.